Quella dell’anca è l’articolazione più grande presente nell’organismo ed occupa un ruolo determinante nell’apparato muscolo-scheletrico. Per questa ragione, quando subisce delle alterazioni, dovute a traumi o al manifestarsi di particolari patologie, la qualità della vita tende a diminuire drasticamente. Nei casi più gravi, per porre rimedio a questa situazione, è necessario ricorrere ad un intervento di protesi d’anca che, nonostante venga considerato routinario, deve essere attuato al meglio, in modo da evitare spiacevoli complicanze. Per fare chiarezza in merito a questo interessante argomento ci affidiamo al Dott. Carmine Naccari Carlizzi, Specialista in Ortopedia e Medicina dello Sport.
Protesi d’anca: cos’è e quali sono le tipologie disponibili
Con la parola protesi d’anca si intende un dispositivo medico, che permette di sostituire del tutto o in parte l’articolazione alterata. Tale condizione si può manifestare per diversi motivi, in primis la comparsa dell’artrite reumatoide e dell’osteoporosi, ma anche a seguito di una frattura ossea.
Esistono, poi, altre cause, anche se meno frequenti, tra le quali è possibile annoverare l’artrite settica, la necrosi avascolare, la malattia di Paget, le manifestazioni tumorali che colpiscono le ossa e la displasia congenita dell’anca. Una protesi si compone di una serie di elementi, quali la coppa, l’inserto, la testa (o collo) e lo stelo. I materiali di fabbricazione possono essere differenti.
I più utilizzati sono le leghe di metallo, il polietilene e la ceramica. La scelta della protesi deve essere attuata prima dell’intervento dal chirurgo in base alle effettive esigenze del paziente. Nello specifico ne esistono di tre tipologie: artoprotesi, endoprotesi e protesi parziale.
La prima consente di agire sia sul femore che sull’acetabolo. Questa categoria prevede sia protesi cementate che non cementate. La seconda, invece, mira a preservare l’acetabolo. Infine, resta da menzionare la protesi parziale che permette la conservazione del collo del femore.
L’intervento di protesi d’anca ed il decorso post-operatorio
Per quanto riguarda l’intervento di protesi d’anca è importante tenere in considerazione il punto di vista del dott. Naccari Carlizzi, che è uno dei massimi esperti in Italia. Di fatto, il paziente viene posizionato sul letto chirurgico supino o su di un lato. Ciò dipende dall’accesso chirurgico previsto, anche se nella maggior parte dei casi questo è laterale e prevede un’incisione di 12 centimetri, che permette di intervenire in corrispondenza degli strati più profondi.
Una volta attuato questo primo passaggio, si procede con l’eliminazione della capsula articolare, si effettua la lussazione del collo del femore, nonché la rimozione della testa e del collo. Prima di procedere con l’impianto della protesi vera e propria si prepara il cotile ed il femore, tramite l’impiego di apposite frese. Inoltre, viene valutata la lunghezza dell’arto.
Se non si verificano problemi viene posizionato un drenaggio e si procede alla chiusura del taglio, nonché ad un’attenta medicazione, così da scongiurare eventuali infezioni. Dopo l’operazione è necessario seguire una riabilitazione specifica, pensata per permettere al paziente di riprendere l’attività motoria in maniera graduale. A circa 14 giorni di distanza dall’intervento vengono eliminati i punti ed il soggetto operato viene indirizzato presso una struttura riabilitativa, al fine di ottenere una completa guarigione.
Gli accorgimenti da adottare per preservare al meglio le protesi d’anca
La durata delle protesi d’anca è determinata da diversi fattori, quali la qualità dell’osso in cui viene attuato l’impianto e l’uso che ne fa il paziente. Tuttavia, ad influire è anche la tipologia del dispositivo medico utilizzata. Le meno indicate a durare nel tempo sono le endoprotesi. Infatti, vengono utilizzate soprattutto per gli anziani e per i pazienti che non sono alla ricerca di una funzionalità elevata.
Assai performanti sono, invece, le artoprotesi, poiché l’usura dei vari componenti è irrisoria. Di fatto, possono durare anche tutta la vita. Tuttavia, per mantenere efficienti le protesi è necessario adottare alcuni accorgimenti, come non accavallare le gambe, non utilizzare sedie troppo basse e mantenere il peso nella norma. Inoltre, è bene dotare la propria casa di un gabinetto con rialzo. Se la protesi impiantata è totale è possibile anche praticare sport, particolarmente indicati sono la bicicletta ed il nuoto.