L’appuntamento è venerdì 7 dicembre ore 18:00 al Museo della città di Ancona per un incontro che parlerà delle abitudini quotidiane picene. Il dottor Maurizio Bilò tiene un incontro su “L’ordinario e lo straordinario nella vita quotidiana picena” per raccontare la quotidianità dei piceni o picenti, una popolazione italiana vissuta tra il IX al III secolo a.C. I loro insediamenti erano in questo territorio, più precisamente tra il fiume Foglia e Aterno, con la costa adriatica a est e i monti dell’appenino a ovest. Insomma. I piceni occupavano tutte le odierne Marche e anche la parte più a nord dell’Abruzzo.
Pare che la popolazione dei piceni, secondo l’etnogenesi, abbia origine da una primavera sacra. Dalla zona dell’alta Sabina, i piceni si diffusero nel versante adriatico. Tra i simboli più cari ai piceni, c’era sicuramente il totem con il picchio verde, figura ancestrale che si ritrova poi nel corso dei secoli. Infatti, non è raro trovare come stemma della regione Marche proprio il picchio verde. Nel periodo in cui i piceni prosperavano, si ha il passaggio dall’Età del Bronzo a quella del Ferro con strumenti sempre più sofisticati per i mestieri e anche più resistenti per le battaglie. In questo periodo si ha anche l’introduzione della scrittura, momento davvero epocale che segna il vero inizio della storia come la conosciamo.
Oggi su tuto il territorio ci sono moltissime testimonianze di questo popolo piceno. Si possono contare reperti ricchi e caratterizzanti, soprattutto nella scultura. Tra tutte le arti figurative, è proprio la scultura monumentale a rappresentare scena di vita quotidiana e non solo. Le figure appaiono molto fantasiose e quasi astratte. La ceramica era il prodotto più usato per la scultura, assieme anche all’ambra che impreziosiva questi manufatti.
La peculiarità di queste figure è la caratterizzazione e la minuziosa riproduzione delle armi e anche dei corredi femminili. Grazie a questi reperti si può avere un’idea di com’era la vita di questa popolazione arcaica che il professore illustrerà durante l’incontro di venerdì. La caratteristica principale delle testimonianze scritte è la lingua italica, più precisamente sudpiceno. Altre quattro iscrizioni, invece, sono in una enigmatica lingua di Novilara.
La fine del popolo piceno è databile IV secolo a.C. con l’arrivo e l’invasione dei Galli Sénoni. La parte più a nord del territorio piceno era stata occupata da questi invasori, che chiamarono il territorio Ager Gallicus. I piceni conservarono la loro autonoma fino al III secolo a.C. quando si allearono con i romani per la Battaglia del Sentino, di cui abbiamo una data certa: il 295 a.C. Conclusa e vinta questa battaglia, il popolo piceno subì una progressiva romanizzazione, un po’ come avveniva per tutti i popoli conquistati dai romani. Progressivamente, il territorio dei piceni fu inglobato e inquadrato nelle strutture politico-culturali romane, ma oggi possiamo ancora ricreare le condizionai di vita di questa popolazione da cui i marchigiani discendono.