Grande è l’indignazione che segue la sentenza dalla Corte di appello di Ancona, già annullata dalla Cassazione, che assolve due condannati in primo grado per violenza sessuale. La motivazione della loro assoluzione è ciò che fa discutere; i due sono stati prosciolti dalle accuse perché la vittima è brutta, troppo brutta per essere stuprata. Nelle motivazioni allegate alla sentenza, oltretutto emessa da tre giudici donna, si legge che la vittima aveva un aspetto mascolino e nemmeno piaceva tanto ai ragazzi accusati dello stupro, avvenuto ormai 4 anni fa.
L’ennesima colpevolizzazione della vittima di stupro rischia di ridurre le denunce e far fare passi indietro all’opinione pubblica, e non solo, su questo tema così delicato. La vittima dello stupro e la madre da tempo non vivono più ad Ancona: scappate per la vergogna e l’umiliazione. Ed ecco che ne arriva un’altra proprio dagli organi di giustizia, i quali invece dovrebbero far valere la legge e condannare i colpevoli. Una vergogna che non ha fine che tiene le vittime di stupro senza giustizia per anni.
Per l’avvocato delle vittima, questa sentenza non ha alcun fondamento: i ragazzi accusati hanno ammesso di aver avuto rapporti sessuali con la vittima, ma erano consensuali. Per tal motivo, il fatto che la vittima di origine peruviane sarebbe poco avvenente c’entra ben poco, dato che la confessione del rapporto c’è già stata. È un caso eclatante delle credenze popolari e dei pregiudizi che ci sono quando si parla di stupro. Anche le donne, come dimostrato da questo ultimo caso, hanno pregiudizi, credendo che solo le ragazze belle, avvenenti e vestite provocanti possono esser vittime di violenza sessuale mentre quelle “brutte” e in tuta da ginnastica no.
Il fatto che uno dei ragazzi avrebbe salvato il numero di telefono della vittima sotto il nome di “Vikingo” sarebbe indicativo del fatto del mancato interesse sessuale dei giovani accusati, già condannati in primo grado inoltre. Nelle sentenza si legge che la fotografia allegata conferma questa tesi. Una sentenza davvero aberrante, che non si può sentire. Dichiarazioni di questo tipo sono un vergogna per l’intero Paese.
I movimenti di protesta
Una vera fandonia che ha messo sul piede di guerra tante associazioni delle rete femminista e non solo. Il comunicato stampa congiunto contro questa sentenza è firmato da Cigl, Cisl, Uil delle Marche, Assist Associazione Nazionale Atlete, Arci, Arcigay, Libero Spazio Stay Human, GAP Urbino, Rebel Network e moltissimi altre realtà che hanno avuto il sostegno anche della consigliera di parità per la provincia di Ancona.
Per protestare contro questa assurda sentenza, già annullata dal Corte di Cassazione, c’è stato un flash mob lunedì sotto la sede della Corte di Appello di Ancona in Via Giosuè Carducci. Chi si riconosce nella Costituzione che sancisce l’uguaglianza degli individua, non sé stato a guardare e si è unito alla protesta davanti alla Corte di Appello. All’urlo “vergogna” il corteo che comprende un centinaio di persone procede verso la Corte di Appello. Il commento univoco indica come pericolosa questa sentenza che fa tornare indietro di cento anni e la magistratura deve fare formazione per trattare questi casi.