Dopo 50 anni l’Onu sancisce il vero valore dei prodotti a base di CBD
È durata 50 anni la lotta che ha portato medici, scienziati e appassionati della cannabis a vedere finalmente riconosciuti i benefici di questa pianta. Il 3 dicembre 2020, l’Onu ha dichiarato che questa sostanza non può essere più paragonata agli stupefacenti e come tale è stata eliminata dalla tabella IV. Un evento epocale, che segna la fine di quel cambiamento iniziato negli anni ’60 e che ha visto esaltare gli aspetti positivi della cannabis e i sui effetti benefici sul corpo grazie a una molecola come il CBD.
Ma quali sono le conseguenze di questa dichiarazione? Come cambierà l’approccio ai prodotti a base di cannabidiolo? Di seguito andiamo a ripercorrere le fasi che hanno portato a questo profondo cambiamento, andando a considerare le nuove prospettive per l’impiego dell’olio di CBD e della cannabis. Qui, inoltre potrai trovare maggiori informazioni su come è strutturato il mercato della cannabis legale in Italia.
Cannabis: un conflitto tra dubbi e benefici
Per comprendere quale sia l’importanza di una dichiarazione come quella effettuata dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, è importante considerare che, anche se oggi è possibile acquistare un prodotto a base di cannabis legale e con alto contenuto di CBD, questa realtà è stata una conquista solo dell’ultimo decennio. In Italia infatti la legge che ha permesso la legalizzazione dei prodotti con alto contenuto di cannabidiolo è la 242/2016, successivamente sottoposta a una serie di emendamenti nel 2019.
Una storia che è stata al centro di quasi due secoli di discussione, a causa di un legame profondo tra l’uomo e la cannabis che risale a più di 5.000 anni fa. Le proprietà del CBD erano conosciute dai sumeri, i greci e i romani la utilizzavano come strumento medico, e per tutto il rinascimento e la fase della rivoluzione industriale, la cannabis e i suoi derivati erano impiegati costantemente nella vita di tutti i giorni. Basta considerare che con la canapa si facevano corde e tessuti oltre ad essere utilizzata nell’alimentazione.
Questo stretto legame potrebbe portare a domandarsi il motivo per cui i prodotti a base di CBD come l’olio, all’inizio del nuovo secolo vennero inseriti nella tabella numero IV delle cosiddette sostanze pericolose, considerandoli al livello dell’eroina e della cocaina. Il motivo era collegato a un’altra molecola, il THC, ovvero il tetraidrocannabinolo, e degli effetti che determinava sul corpo umano.
Infatti questa sostanza ha la capacità di interagire con i recettori del sistema endocannabinoide del corpo umano, legandosi ad essi e influenzano le loro capacità. Ciò determina una serie di conseguenze sulle capacità inibitorie di un soggetto, sul corpo e sulla concentrazione mentale. Il THC procura quel senso di vuoto mentale, e di incapacità da razionalizzare che lo rende una sostanza altamente pericolosa per chi l’assume, oltre a produrre effetti stimolanti sull’organismo che modificano la capacità coordinative e di controllo dei movimenti. Il cannabidiolo invece determina solo delle conseguenze positive sull’organismo, grazie ai suoi principi attivi, stimolando i recettori in modo diverso e amplificando le loro funzioni.
Agli inizi del 1900 non si era riuscito a isolare il CBD dal THC e per questo quando si utilizzavano dei prodotti derivati dalla cannabis si ottenevano sia gli effetti psicotropi del THC sia quelli benefici del CBD. Nel 1962 gli studi hanno permesso di isolare il CBD e grazie a questo si sono potuti sviluppare prodotti che contenessero un’alta percentuale di cannabidiolo, come l’olio di CBD senza la presenza di THC o con bassissime concentrazioni. Oggi la normativa di legge italiana considera legali tutti i prodotti contenenti CBD e con una percentuale di THC che non deve superare il 0,2%.
La diffusione del CBD come sostanza benefica per l’organismo umano ha dovuto però contrastare consuetudini sociali che vedevano l’impiego della cannabis con aspetti negativi e soprattutto collegato a una classe sociale e culturale di basso livello. In questa prospettiva si colloca la dichiarazione dell’ONU.
La dichiarazione dell’ONU: cosa comporta nel mondo dei prodotti a base di CBD
Il 3 dicembre del 2020 può essere considerata una data storica nella lotta per la riabilitazione della cannabis e dei prodotti a base di CBD. Con 27 voti favorevoli, 1 astenuto e 25 contrari, è passata la risoluzione in base alla quale si conferma il valore benefico e terapeutico del CBD, escludendo la cannabis, da cui è derivato, dalla tabella IV delle sostanze pericolose. Una dichiarazione che è conseguenza degli studi scientifici avvenuti in questi ultimi anni che hanno dimostrato come l’utilizzo del CBD possa avere effetti benefici sull’organismo. Ma quali sono?
L’olio di CBD ha proprietà anticonvulsive, antispasmodiche e antinfiammatorie, grazie alle quali può essere utilizzato nelle cure delle malattie. Inoltre produce effetti positivi sull’ansia, contrastando gli effetti fisici e cognitivi che ne derivano e contribuendo a far riacquistare al soggetto una vita regolare. Il CBD è utilizzato per supportare le classiche cure per tutte quelle patologie degenerative, grazie alla sua azione antispasmodica e sulla capacità di proteggere le sinapsi neuronali, contrastando la loro distruzione. Infine interviene sul sistema immunitario, migliorando la circolazione, e mantenendo i tessuti della pelle e degli organi sempre giovani con un’azione anti-age.
La dichiarazione dell’ONU, non ha fatto altro che affermare come la cannabis possa essere impiagata con sicurezza per la cura di un individuo e per terapie alternative a quella dei farmaci tradizionali, una dichiarazione che si mette in linea con le iniziative di molto Stati Europei e del mondo che avevano già permesso l’utilizzo dei prodotti a base di CBD e basso contenuto di THC.
Gli effetti non saranno immediati, dato che dovranno essere i singoli Paesi a intervenire con leggi appositi, ma come dichiarato dai sostenitori della liberalizzazione della cannabis, si è avuta una vittoria simbolica, che smantella le convenzioni sociali su questi prodotti e permetterà di eliminare le restrizioni legali e i limiti al loro impiego.
Acquistare prodotti di CBD: affidarsi colo agli e-commerce specializzati
In Italia la vendita dei prodotti come l’olio di CBD è legale dal 2016, e coma tale si è avuta la diffusione di numerosi negozi specializzati e di e-commerce che offrono in pochi click l’opportunità di acquistare un prodotto a base di CBD e i derivati della cannabis. Ma questi articoli sono sicuri? La risposta a questa domanda è si, dato che il CBD non produce effetti collaterali sul corpo, ma solo enormi vantaggi sul benessere.
In ogni caso al fine di ottener il massimo del risultato è consigliabile affidarsi solo a e-commerce che hanno un’esperienza e una conoscenza profonda della cannabis, un esempio è il sito Justbob.it!